Seminario Teorico Clinico con Gilles Catoire “La Psicoterapia Familiare Psicoanalitica”

25 Febbraio 2017 

Sala Conferenze Opera Don Calabria

ROMA

SEMINARIO TEORICO CLINICO CON GILLES CATOIRE

ore 10:00 – 13:00

LA PSICOTERAPIA FAMILIARE PSICOANALITICA:

storia del movimento psicanalitico per ciò che riguarda la psicoterapia familiare gruppale.

Dr Gilles Catoire

Neuropsichiatra infantile, Psicanalista e Membro del “Collège de Psychanalyse Groupale et Familiale” (Associazione di Psicanalisi Gruppale e Familiare).

L’intervento vuole introdurre ad una teoria e tecnica di terapia familiare psicanalitica in un periodo in cui terapia familiare è sinonimo di sistemica.

Partendo dalla storia della letteratura psicanalitica sulla coppia e la famiglia, vengono presentati i principali “organizzatori” della vita psichica familiare. In particolare la risonanza “fantasmatica”, “ il corpo familiare” e la “scelta del coniuge”. La descrizione del setting, contenitore del processo psicanalitico familiare gruppale fa, a sua volta, emergere la particolare forma del transfert “familiare  gruppale”.

Questo panorama delle principali conquiste teorico-cliniche nel campo della coppia e della famiglia permetterà di riflettere sulle indicazioni di questo tipo di cura psichica. 

SEMINARIO TEORICO CLINICO CON MARIA VITTORIA SQUILLANTE

ore 14:00 17:00

INFANT OBSERVATION SECONDO ESTER BICK.

Dott.ssa Maria Vittoria Squillante

Psichiatra e Psicoterapeuta, a Brest e a Nantes, dove si occupa tra l’altro di autismo infantile.

L’osservazione psicanalitica del neonato, metodo elaborato da Ester Bick nel 1948, nel contesto della formazione alla psicoterapia della Tavistock Clinic di Londra, è un apprendistato fecondo per chi voglia sviluppare le proprie competenze e capacità alla disponibilità e all’attenzione nel quadro della psicoterapia e più in generale negli approcci terapeutici e educativi all’infanzia.

Il metodo è stato definito da Ester Bick nel suo articolo del 1963, nel quale sosteneva che il principale scopo da perseguire fosse la formazione a “guardare”, “osservare”, “provare”.

L’aspetto su cui sopratutto insiste Ester Bick  consiste nell’apprendere a osservare senza a-priori liberandosi dalla tendenza naturale a vedere ciò che ci aspettiamo di vedere e che ci aspettiamo di vedere o che già conosciamo.

Congresso Internazionale “Il Corpo In Psicoanalisi” 29 e 30 luglio 2016

Congresso Internazionale “Il Corpo In Psicoanalisi” 29 e 30 luglio 2016

Congresso Internazionale

IL CORPO IN PSICOANALISI:

LA FUNZIONE ORGANIZZATRICE DEGLI ORGANI DI SENSO

29 e 30 luglio 2016

Hotel Real Classic – Aracaju, Sergipe

Il-corpo-in-psicoanalisi-congresso-internazionale

Il 29 e 30 luglio 2016 si è svolto in Arcaju (SE) – Brasile
il Congresso Internazionale sul tema del corpo in Psicoanalisi: “Dalla sensazione al pensiero – La funzione organizzatrice degli organi di senso”

La realizzazione è stata curata da Nucleo Psicoanalitico di Aracaju
e dall’Istituto Psicoanalitico di Formazione e Ricerca con il patrocinio dell’Associazione Brasiliana di Psicoanalisi

Visita il sito del congresso

Seminario “Dall’Appuntamento all’Incontro” 6 Giugno 2015

ROMA
6 Giugno 2015
Giornata di studio
DALL’APPUNTAMENTO ALL’ INCONTRO
SALA CONFERENZE OPERA DON CALABRIA
Via G. Soria 13 – Roma

Incontro: usiamo questo termine preso in prestito dal linguaggio comune, per definire quello che secondo noi si svolge fin dal primo contatto fra analista e analizzando. Si tratta per l’analista di disporsi fin da subito in modo da costruire un contesto di esperienza, un contesto relazionale in cui tra i due partecipanti alla relazione analitica si possano mettere le basi e si possano attivare quei processi necessari affinché un l’incontro sia possibile: quello tra l’analizzando e se stesso e, naturalmente, anche se in modo ogni volta nuovo, tra l’analista e se stesso. E questo riguarda anche quello che potrebbe rimanere un unico contatto, che non darà necessariamente luogo allo svolgersi di un processo analitico. Un incontro che il più delle volte è ostacolato, in chi richiede il nostro aiuto, da posture assunte nel tempo allo scopo di evitare il dolore del vivere e che a loro volta producono sofferenza, un incontro dell’analizzando con quanto già sa di se stesso, ma non sa ancora di sapere (che con Ferrari possiamo definire andare per la prima volta verso se stesso), un incontro dell’analista con quanto si attiva in lui in termini di esperienza di se stesso, di conoscenza, di emozioni, sensazioni e pensieri, nella relazione con ogni singolo analizzando, (incontro che con Ferrari definiamo tornare verso se stesso, nel senso della capacità di rivolgersi continuamente a se stesso, propria dell’analista ). In che modo dunque quel primo contatto tra analista e analizzando può trasformarsi in un incontro? Fin dalle origini della psicanalisi, l’attenzione a ciò che accade tra i due partecipanti alla relazione analitica durante ogni seduta è stato l’elemento caratterizzante che ha differenziato l’approccio psicoanalitico da qualsiasi altra relazione terapeutica. Ma è stato Wilfred Bion che ha portato per primo l’attenzione sui processi trasformativi e sulla necessità di interessarsi alle funzioni dell’apparato psichico, piuttosto che alla struttura ed ai contenuti, nell’ hic et nunc di ogni seduta. Armando Ferrari sviluppandone il pensiero fino a modificare alcuni aspetti centrali della proposta bioniana, ha voluto in modo ancora più attento studiare gli aspetti costitutivi della relazione analitica e delle diverse funzioni che svolgono al suo interno l’analista e l’analizzando, fino a trasformare quello che storicamente è stato l’elemento tecnico portante dell’approccio analitico, l’interpretazione, in quella che egli ha definito: proposizione analitica. Se partiamo dal presupposto che l’oggetto della mente sia per eccellenza il corpo che ad ogni istante ne genera il funzionamento (non la madre, non il seno materno sono l’oggetto cui il neonato si rivolge, ma la sua stessa fame, Ferrari, A.8., 1992), se con Maturana assumiamo che ogni individuo costituisce un sistema chiuso dal punto di vista della sua organizzazione e aperto da quello strutturale, se ognuno di noi conosce il mondo a partire dal proprio apparato percettivo e quindi in modo soggettivo e non oggettivo, allora ci chiediamo: chi e in relazione con chi nel contesto della relazione analitica? ln che cosa consiste quel fenomeno che ci si presenta come comunicazione tra i due individui impegnati all’interno di questa relazione? E quali sono le caratteristiche necessarie affinché la relazione tra analista e analizzando si differenzi dalle altre comuni relazioni che intratteniamo nel corso del vivere? ln questa prospettiva ci chiediamo se ci sono ancora di qualche utilità concetti quali empatia, identificazione, identificazione proiettiva, resistenza, transfert, che insieme ad altri hanno costituito il cardine del pensiero psicoanalitico. E anche come possiamo studiare questo particolare modo di essere in relazione, dal momento che ne siamo parte costituiva. Cioè come essere al contempo partecipanti ed osservatori, dentro tanto da potere partecipare ai processi trasformativi e fuori tanto da potere dire circa ciò che andiamo facendo? Vorremmo proporre una riflessione su questi temi che costituiscono il fulcro della nostra pratica clinica, come sempre cercando di lasciare il più ampio spazio possibile al dibattito tra i relatori e i partecipanti all’incontro.

Convegno Internazionale “Il Fare analitico” 10 – 11 Maggio 2014

ROMA
9 – 10 – 11 Maggio 2014
Incontro Internazionale
IL FARE ANALITICO
CASA PER FERIE “VILLA AURELIA”
Via Leone XIII, 459

“Quando la follia oscura completamente il pensiero, è possibile a volte, una ripresa nella misura in cui il soggetto sia in grado di recuperare le tracce del suo linguaggio. Ritengo sia possibile considerare queste tracce -il mito- come l’unico aspetto personale sopravvissuto alla catastrofe” (A.B. Ferrari)

Vorremmo con questo titolo, “Il fare analitico” richiamare l’attenzione su alcuni degli aspetti che rendono la Relazione Analitica qualcosa di diverso da ogni altra relazione umana, da quella che con Ferrari potremmo definire la Relazione Comune (1987) e più precisamente su alcuni fondamentali aspetti presenti nel nostro quotidiano operare in campo clinico.
Il fine di questo Convegno è quello sollecitare una discussione ed uno scambio su questo “fare analitico”, tra professionisti che partono da differenti prospettive epistemologiche, allo scopo di ampliare ed approfondire i quesiti che da tali questioni derivano.
Certo la solitudine è una condizione ineliminabile dell’essere umano, per il fatto di essere egli mente che nasce dal corpo e quindi di percepire il mondo, l’altro e se stesso in modo unico, originale ed incomunicabile, ma consideriamo anche la fondamentale funzione che l’altro assume in quanto catalizzatore delle proprie personali risorse emotive e di pensiero.
Potere incontrare altri colleghi, altre prospettive, altri modi di lavorare è ciò che rende secondo noi un convegno un’esperienza unica ed irripetibile e costituisce l’occasione per meglio precisare nuove aree da investigare nel campo del funzionamento mentale e della relazione tra corporeità e psichicità.
E’ infatti caratteristica di questi incontri promuovere un clima di studio e di ricerca, che favorisce e auspica una partecipazione attiva dei convenuti. A tal fine le relazioni che saranno discusse verranno inviate agli iscritti tramite posta elettronica prima della data di inizio dei lavoro, affinché, in sede di convegno, la lettura preventiva consenta a ciascuno di entrare direttamente nel merito dei temi trattati.

Convegno “Dai Fenomeni di Conversione alla Funzione Organizzatrice del Corporeità” 21- 22 – 23 MAGGIO 2010

21- 22 – 23 MAGGIO 2010
DAI FENOMENI DI CONVERSIONE
ALLA FUNZIONE ORGANIZZATRICE DELLA CORPOREITÀ

 

“Casa La Salle”
Via Aurelia, 472 – 476
00165 Roma

A partire dagli studi di Bleuler e di Freud sui fenomeni di conversione, il pensiero psicoanalitico si interroga sul modo in cui la funzione psichica si relazioni con la dimensione corporea e sul modo in cui si realizzi quel “misterioso salto” dalla mente al corpo.
La medicina psicosomatica si è interessata a trovare delle relazioni causali tra disturbi nella sfera emozionale e psichica e disturbi a carico della corporeità.
La psicoanalisi moderna trova negli studi più avanzati delle neuroscienze un supporto biologico alle proprie teorie circa il funzionamento della mente.
Se consideriamo l’individuo come un sistema di molteplici aspetti e funzioni tra loro interrelate, diventa difficile rintracciare chiari confini fra ciò che chiamiamo psichicità e ciò che chiamiamo corporeità. Si tratta di un sistema complesso ed articolato in modo più o meno armonico, la cui organizzazione vede continuamente avvicendarsi aspetti funzionali distinti.
“…la corporeità intesa come presenza attiva del corpo, indica la capacità di svolgere una serie di operazioni che si muovono verso due sole direzioni: vita e morte. (….) La dimensione psichica non può che esserne coinvolta”. (A.B. Ferrari, “Il pulviscolo di Giotto”).
La mente può cercare di inventare il corpo in cui vorrebbe abitare, può perfino cercare di trasformarlo, piegandolo al suo disegno, come nelle anoressie e bulimie e talvolta in adolescenza, ma è la corporeità che alla fine stabilisce il confine invalicabile oltre il quale la vita non ha più possibilità di essere.
Le diverse prospettive in cui possiamo leggere il complesso sistema individuo, di cui corpo e mente possono essere considerate funzioni fondamentali, sono rappresentate nei titoli che definiscono le varie sezioni tematiche del convegno.
Vogliamo con ciò sottolineare l’imprescindibile unitarietà del sistema individuo e a al contempo la necessità di servirci di rappresentazioni metaforiche relazionali nel tentativo di rendere comunicabile la complessità dell’approccio clinico.
Allora la questione del “misterioso salto” dalla mente al corpo può rispecchiarsi nel suo reciproco: attraverso quali processi si realizza il “misterioso salto” dal corpo alla mente?
Illusione, immaginazione, allucinazione, sogno: possono rappresentare quel territorio di confine tra corporeità e psichicità, in cui le sensazioni e le percezioni trovano espressione e dicibilità e attraverso cui può nascere il pensiero e il sistema rintracciare nuove e più funzionali forme di organizzazione?
E’ possibile individuare una funzione organizzatrice nella corporeità?
Vorremmo in questa occasione promuovere un incontro-dibattito tra psicologi, psicanalisti e medici su questi temi e su alcune delle questioni che ne derivano
Per garantire il più ampio spazio possibile al dibattito, le relazioni non verranno lette durante il convegno, ma verranno inviate agli iscritti che potranno in tal modo partecipare in modo attivo alla discussione.

locandina_convegno-DAI FENOMENI DI CONVERSIONE ALLA FUNZIONE ORGANIZZATRICE DELLA CORPOREITÀ