L’ipotesi dell’oggetto originario concreto
L’ipotesi a cui ci riferiamo, definita dell’Oggetto Originarlo Concreto (O.O.C.), riguarda l’area degli strumenti psicoanalitici ed in tal senso non è una nuova legge o teoria, ma viene proposta ed utilizzata come modello sia conoscitivo che clinico.
Attraverso l’ipotesi dell’OOC diamo alla corporeità un ruolo centrale all’interno del funzionamento mentale, essa è considerata la matrice dell’attività psichica ed è l’unico oggetto di cui l’attività psichica deve occuparsi e verso cui si rapporta.
Ciò presuppone che la ricerca psicoanalitica del funzionamento mentale debba essere collocata in un contesto biologico ed etologico “in modo che lo stesso funzionamento mentale venga osservato nelle sue funzioni relazionali, ovvero di interazione della persona con l’ambiente (che include oggetti animati e/o inanimati ).
La congettura è che l’area mentale prenda origine fattualmente in un contesto etologico, attraverso la ricomposizione di sollecitazioni interne ed esterne all’individuo stesso.” (L’Eclissi del Corpo, 1992).
Punto centrale nel modello dell’OOC è la continua mobilità bidirezionale tra quanto, nella concettualizzazione psicoanalitica, viene considerato relativo alla fisicità e alla corporeità e quanto viene considerato relativo ai processi di pensiero.
Con il termine OOC pertanto si intende dare rilievo all’unità (PROCESSUALE E DINAMICA) costituita da un apparato mentale che percepisce ed annota, da un corpo in senso fisico e dalle sparse sensazioni che da questo corpo provengono.
La possibilità di percorrere nelle due direzioni la sequenza che va dalla percezione al pensiero permette una ampia serie di combinazioni possibili e può facilitare l’osservazione del percorso specifico di ogni singolo analizzando.