I REGISTRI DI LINGUAGGIO
Il linguaggio storico comune, insieme a quello scientifico, rappresenta la forma più sofisticata di espressione del pensiero dell’individuo.
Assume particolare rilevanza, ai fini del lavoro analitico, prendere in considerazione il linguaggio nelle sue svariate forme espressive al fine di identificare e distinguere tutti i suoi vari registri e di definirne la loro funzione nel setting analitico.
Parliamo di registri di linguaggio in quanto nella nostra ipotesi non è pensabile un linguaggio come sfera autonoma, come qualcosa che costituisce la dimensione del conscio, dell’esplicito: il linguaggio non è solo questo.
Anche tutto ciò che appare dal nostro interno ci permette di considerare il linguaggio nella sua intrinseca connessione con altri aspetti dell’esperienza, con altre modalità rappresentative o espressive. In altre parole non ci riferiamo al linguaggio come puro e semplice codice che ubbidisce a regole, bensì come un insieme di esperienze interne, storiche, personali, che riguardano il passato e il presente.
Questo è un linguaggio fortemente condizionato, in quanto esprime e veicola i nostri desideri superficiali o profondi, compresi quelli che ancora ignoriamo.
In tale prospettiva il linguaggio è fortemente in relazione a quella che abbiamo definito dimensione verticale; tutto ciò che precede il linguaggio è una delle condizioni per la nascita del linguaggio propriamente detto.
Per questa ragione non parliamo di linguaggi, ma di registri di linguaggio come aspetti primitivi e costitutivi de linguaggio stesso.
Questa formulazione permette di isolare nel linguaggio i registri che hanno a che fare con le capacità espressive caratterizzanti particolari modalità di funzionamento psichico, come ad es. il pensiero delirante, onirico, fobico, psicotico, allucinatorio, ecc..
La distinzione dei vari registri di linguaggio può consentire all’analista di armonizzare il proprio linguaggio con quello dell’analizzando con la possibilità di sostenere il percorso di quest’ultimo nel tentativo di creare nessi significativi tra le varie esperienze ed emozioni sparse all’interno del suo spazio mentale.
In questo contesto l’aspetto disarmonico non e costituito dalla presenza dei vari registri , ma dall’elezione di uno di questi a linguaggio prevalente.
Questa prevalenza renderà molto difficile all’individuo il ricorso agli altri registri e gli impedirà di rispondere adeguatamente alle incessanti sfide del vivere.
I registri che si discostano da quello “storico-comune” possono essere considerati come linguaggi d’emergenza; sotto la spinta di condizioni emozionali particolari la rete di contatto ne solleciterà la formazione, e quando il soggetto potrà tornare al sua linguaggio abituale verranno meno insieme agli stati mentali che li richiedono.
L’insidia ed il limite di questi linguaggi d’emergenza consistono nell’essere privi di un confronto tra realtà psichica e realtà esterna, sono privi di una sintesi tra dimensione verticale ed orizzontale e mancano di una rete di contatto funzionante in grado di armonizzare UNO e BINO.