Scoprire e contrastare e correggerci attraverso frequenti e talvolta vivaci scontri – è matrice del mio continuo arricchirmi e perfezionarmi. Un’occasione per trovarmi anche perenne discepolo, un condizionamento, se vuoi, entro quell’umiltà che è l’indispensabile carburazione della scienza. (Ferrari A.B.)

Fausta Romano

L’istituto Psicoanalitico di Formazione e Ricerca “A.B. Ferrari” (I.P.F.R. “A.B. FERRARI”) ha voluto festeggiare il centenario della nascita dello psicoanalista italo-brasiliano Armando B. Ferrari con la pubblicazione di un libro in due volumi che raccoglie i suoi scritti pubblicati fra gli anni Settanta e i primi anni del Duemila.

La raccolta include anche un’importante produzione di seminari clinici inediti che mostrano lo psicanalista Ferrari all’opera.

Il libro è stato presentato nel corso di due giornate di studio che si sono svolte nei giorni 8 e 9 aprile 2022, organizzate dall’IPFR “A.B. Ferrari” in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università La Sapienza, con l’I.P.F.R. “A.B. Ferrari” – sede Brasile, e con il Nucleo Psicanalitico di Aracaju e sponsorizzato dalla rivista online Funzione Gamma. Durante questo evento psicanalisti italiani e brasiliani hanno testimoniato come l’incontro con Ferrari abbia modificato il loro modo di intendere il lavoro di analisi, altri hanno presentato proposte innovative che nascono dallo sviluppo delle sue ipotesi.

Il libro è stato presentato dalla professoressa Stefania Marinelli e dal professor Riccardo Williams.

Il libro

La pubblicazione di questi due volumi è l’esito di un lavoro a cui hanno contribuito molti di noi. Con Ferrari si lavorava così. Ognuno portava il suo contributo, con generosità e umiltà, alla costruzione di un pensiero comune, per il piacere di apprendere dall’esperienza di ognuno nel gruppo. Lavorare con lui era come andare a bottega dall’artigiano per apprendere in modo diretto e pratico: si lavorava insieme, con la sua guida, lo si affiancava mentre lavorava alle supervisioni, si scoprivano nuovi orizzonti di pensiero, partendo spesse volte da un frammento, una parola, un’immagine. Insieme con lui si costruivano nuove ipotesi: un lavoro vivo. Così dopo la sua morte, i colleghi che afferivano all’IPFR “A.B. Ferrari”, per circa due anni hanno selezionato, raccolto e sbobinato le sue supervisioni cliniche e ne hanno effettuato una prima scrematura e trasformazione. Successivamente i quattro curatori hanno ulteriormente raffinato questo materiale e lo hanno integrato con gli altri scritti di Ferrari, alcuni dei quali inediti e provenienti dal suo archivio personale messo a disposizione da sua moglie.

Un lavoro attento e meticoloso durato anni, in cui ognuno ha svolto una parte fondante.

Chi è lo psicanalista A.B. Ferrari

Anarchico militante durante la Seconda guerra mondiale, inviato giovanissimo in America latina alla fine della guerra come corrispondente del giornale Italia Viva, diretta all’epoca da Leo Valiani, giunge in Brasile all’inizio degli anni Cinquanta dove completa i suoi studi come antropologo, sociologo e psicanalista.

La sua ipotesi psicoanalitica

Attraverso i suoi scritti, raccolti nei due volumi del libro, è possibile ripercorrere lo sviluppo del suo pensiero psicoanalitico che partendo da Sigmund Freud e Melanie Klein e attraverso l’esperienza di collaborazione con lo psicanalista W.R. Bion giunge a riformulare e rivoluzionare la teoria e la tecnica psicoanalitica.

Per primo nella storia della psicoanalisi, Ferrari colloca la dimensione corporea come elemento fondante della relazione, per sua natura conflittuale e dinamica, tra corporeità e psichicità.

Il corpo come origine della mente e suo oggetto principale. “Non è la madre il primo oggetto per il neonato, e non è nemmeno il seno materno, ma è la sua stessa fame” (Ferrari A.B., 1992).

“L’ipotesi psicoanalitica di Ferrari muove dall’idea che la psiche acquisisca dal corpo la spinta per la propria evoluzione. Da questa impostazione discende anche l’idea che si possano creare equilibri disarmonici tra le componenti del sistema individuo, specialmente tra dimensione corporea e dimensione psichica tra loro in reciproca relazione e talvolta anche che un ritrovato equilibrio del

corpo possa aiutare un percorso di recupero degli stati di sofferenza psichica” (Seghetti R., 2020). Il funzionamento psichico parte, dunque, da una presenza: una presenza che è interna al sistema, e non posta all’esterno come per anni la psicanalisi ha sostenuto considerando centrale la figura materna.

La presenza della sensazione e della sensazione percepita. Potremmo dire “sento e percepisco, dunque sono, dunque penso”.

Questa ipotesi, con le sue implicazioni e i suoi sviluppi, che Ferrari deriva dalla sua formazione complessiva di uomo, di antropologo e di psicanalista e dall’osservazione clinica, rivoluziona il pensiero psicoanalitico sul funzionamento della mente e la tecnica psicoanalitica.

La relazione analitica

Nella sua ipotesi non è la madre che conosce a priori i bisogni del neonato, ma è il neonato che sa e se ne fa carico, segnalandoli alla madre, o di chi si occupa di lui.

Non è l’analista che con le proprie teorie conosce a priori ciò che accade all’interno dell’analizzando: è l’analizzando che sa circa se stesso, ma non sa di sapere.

Analista e analizzando vengono così collocati in una posizione paritaria, per quanto riguarda la responsabilità e il potere: non spetta all’analista il potere della conoscenza “sull’analizzando”. Sua

responsabilità è di creare un contesto in cui sia possibile per l’analizzando muoversi verso la conoscenza di sé attraverso l’esperienza della relazione con l’analista e con se stesso.

Responsabilità dell’analizzando è accettare, rifiutare, trasformare la proposta dell’analista. La relazione analitica si costruisce nel tempo in modo unico, specifico e irripetibile con ogni analizzando come contesto di esperienza: il dire dell’analista non è finalizzato a spiegare, a meta comunicare, a “svelare la verità inconscia”, ma a sollecitare l’attivazione di risorse già presenti nell’analizzando e bloccate in lui da posture antalgiche assunte nel corso della vita in presenza di difficoltà emotive, corporee, psichiche.

Tutto si svolge nel qui e ora di ogni incontro. Memorie del passato, teorie predefinite e conoscenze pregresse si collocano nello sfondo di un incontro che si svolge nel qui e ora, a partire da quanto l’analista percepisce e sente in relazione all’analizzando e a quanto l’analizzando riesce a mettere in gioco di se stesso in ogni singola seduta.

Una relazione dinamica e processuale, la relazione analitica, che si svolge in ogni istante del suo farsi e anche dal suo inizio verso la sua fine, in quanto collocata nella freccia del tempo (Hawking S., 2002).

Il metodo

“Professore non ho ben capito ancora alcuni aspetti della sua teoria”. A questa mia domanda durante una supervisione Ferrari si inquietò moltissimo, dicendomi di non avere alcun interesse che io capissi la sua teoria: “Io la voglio qui con tutto il suo essere Fausta, con tutta la sua capacità di percezione e di intuizione, con la sua sensibilità”.

“Perché volete capire? Con il capire cala una lastra di marmo nero su qualunque problema clinico.

Perché capire seppellisce la percezione, le intuizioni, la curiosità. Se capiamo non ci siamo più, abbiamo chiuso: abbiamo capito, appunto. Mi seguite in questo? Capire costituisce il grande pericolo della relazione analitica: sia se a capire è l’analista, sia se è l’analizzando. Capire non significa percepire, perché capire appartiene alla mente, è un processo strettamente mentale, non passa attraverso il corpo, non passa attraverso la sensazione, non diventa percezione e quindi non può essere trasformato in esperienza (…) non ha abbastanza coloritura emozionale per divenire esperienza, cosa vissuta, cosa metabolizzata, cosa sentita. Rimane un semplice capire”. (Ferrari, 1987, 1993, 1994).

Da dove emergono allora le formulazioni dell’analista? Quanto nel suo dire riflette il suo sentire e percepire se stesso nell’incontro con l’altro? Quanta attenzione egli è in grado di porre alla propria corporeità? Quante ore egli trascorre seduto? E come è la sua postura? Si ricorda di respirare, ogni tanto? Che impatto ha su di lui la presenza di un altro, che fa il suo ingresso nella stanza di analisi?

E come influisce la posizione vis à vis sul sentire dell’analista? E come cambia se l’analizzando utilizza il lettino? O se, come oggi, in tempo di Covid, usa l’online?

Ferrari ha chiamato Aura quel quid ineffabile e non oggettivabile che costituisce il substrato (potrei dire il liquido amniotico) sensoriale, e emozionale di ogni incontro analitico con ogni paziente.

La mia esperienza integrata

Mi sono chiesta cosa possa sostenere e aiutare l’analista se nella sua funzione di ascolto di ciò che accade in lui nell’incontro con l’analizzando, includiamo tutto, anche la sua area corporea, fatta di sensazioni, percezioni e emozioni.

In questo quadro si colloca la mia esperienza che sviluppo da tempo nella ricerca di pratiche che possano affiancare il percorso della relazione analista analizzando. Dopo diversi tentativi ho incontrato la pratica del Tai Chi Chuan.

Nel mio modo di sentire, la calma richiesta da questa disciplina, la lentezza dei movimenti, l’attenzione richiesta ad ogni passo, ad ogni gesto, nel progredire dell’esperienza contribuiscono ad ampliare la mia capacità di ascolto, di percezione, di intuizione. La mia visione si allarga e si focalizza con maggiore precisione, e tutto questo insieme, amalgamandosi con le mie conoscenze, mi conduce a pescare in fondo a me linguaggi, parole, silenzi, unici per ogni momento di incontro con ognuno dei pazienti che quotidianamente incontro.

Mi alleno a me stessa, attraverso la mia pratica di Tai Chi Chuan e attraverso la mia pratica clinica. La percezione dei miei limiti si fa esperienza concreta, esperienza che mi guida, anche quando non vedo immediatamente soluzione, e allena in me la pazienza e il sapere e potere attendere, anche nel buio dell’incontro con un universo a me ignoto: del paziente? Mio? Di entrambi forse.

L’esperienza concreta del mio limite e la fiducia di poterlo tollerare e forse poi financo trasformare, mi aiuta e mi insegna l’umiltà: ad ogni istante, perché ad ogni istante l’ansia del non sapere mi spinge ad accelerare, a voler sapere, a voler capire… e incontro ogni volta e ancora e ancora, quella semplice domanda: “Perché volete capire?

L’esperienza del Gruppo Integrato

A partire dalla mia esperienza personale, di come lo studio e la pratica di questa disciplina stanno modificando il mio modo di pormi anche nella mia pratica clinica, è nata in me l’idea di proporre un’esperienza formativa che dura da quattro anni, a un gruppo di psicoterapeuti.

Il gruppo è condotto da Anna Siniscalco, con incontri mensili, durante i quali parte pratica e parte di studio e riflessione si integrano alla ricerca di un confronto e di una possibile integrazione.

L’obbiettivo di questo gruppo è il poter apprendere attraverso il Tai Chi Chuan una via pratica alla conoscenza e all’incontro con se stessi e con l’altro, al fine di approfondire e ampliare la propria formazione alla relazione analitica.

Il gruppo progredisce in questa formazione negli anni.

Durante la seconda delle due giornate di studio che si sono svolte a Roma l’8 e il 9 aprile, di cui parlavo prima, abbiamo presentato un video con alcune sequenze della pratica di questo gruppo accompagnate da sintetiche e essenziali riflessioni dei partecipanti al gruppo stesso.

Anna Siniscalco è intervenuta per presentare a un pubblico di psicanalisti alcuni elementi fondamentali del Tai Chi Chuan, con un contributo dal titolo: “Relazione, esperienza e trasformazione nella teoria Yin Yang e nella pratica del Tai Chi Chuan.”

Tutto questo ha mosso l’interesse dei partecipanti all’Evento che hanno posto domande suscitate dall’esperienza presentata attraverso il video e dalla curiosità di conoscere anche le possibili applicazioni di questa pratica in vari ambiti, come per esempio nel campo di gravi disturbi neurologici.

Una selezione delle sequenze del video presentato verrà proposta a breve nei social di Dinamica. Il video è stato realizzato da Michaela Pani, attraverso le riprese da lei effettuate durante la lezione e il suo lavoro accurato e professionale di montaggio delle sequenze.

E tutto questo anche deriva dal nostro lavorare insieme nel tempo.

  Note:

  1. Ferrari A.B. Intervista in Le (nuove) confessioni di un italiano. Armando Ferrari si racconta a Luigi Santucci, Chimera Editore, Milano, 2010
  2. Psicologa, Psicoterapeuta, Presidente dell’Istituto Psicoanalitico di Formazione e Ricerca “A.B. Ferrari”.
  3. Professore Associato di Psicologia Clinica – Sapienza Roma, Psicoanalista di Gruppo (IIPG). Dirige con il Prof Riccardo Williams la collana “Psicopatologia dell’età evolutiva tradizione e ricerca” per le Edizioni FrancoAngeli.
  4. Professore di Psicologia Dinamica Presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute e Docente presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica del Dipartimento di Psicologia Dinamica Clinica e Salute – Università La Sapienza, Roma
  5. Armando B. Ferrari – Il pensiero e le opere. Saggi psicoanalitici – Volume 1 La teoria. Volume 2 La clinica. A cura di Carignani P., Bucci P., Ghigi I., Romano F., 2022, FrancoAngeli, Milano.
  6. Montreal 1922-Roma 2006.
  7. Ferrari A.B. (1992), L’Eclissi del corpo, in Carignani P., Bucci P., Ghigi I., Romano F. (A cura di) (2022), Armando B. Ferrari. Il pensiero e le opere. Saggi psicoanalitici- Vol.1, pag. 132, FrancoAngeli, Milano.
  8. Seghetti R. (2020), Introduzione a Siniscalco A., Romano F., Seghetti R., Da Soma a Psiche. Il viaggio dei sapiens, Funzione Gamma, N° 47 – La polifonia del corpo in psicoanalisi.
  9. Ferrari A.B., (1987, 1993, 1994), Problemi di tecnica psicoanalitica, in Carignani P, Bucci P., Ghigi I., Romano F. (2022), (A cura di), Armando B. Ferrari. Il pensiero e le opere, FrancoAngeli, Milano.
  10.  Istruttrice certificata e di Accademia di 6° grado, International Yang Family Tai Chi Chuan Association (IYFTCCA), abilitata all’Insegnamento e alla Formazione Istruttori dal 2017, Istruttrice Federale Nazionale di 4° grado FIWuK, Federazione Italiana Wushu-Kung Fu, dal 2015. Fondatrice, Presidente e Direttrice Tecnica della Associazione Dinamica Tai Chi Chuan e Arti associate A.S.D. dal 2015.
  11. PhD Candidate Environmental Technological Design; Department of Planning Design Technology of Architecture-Sapienza University of Rome.

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